No, non è uno scherzo. Appena fuori dell’ingresso, la Biblioteca di Erlangen mette a disposizione dei suoi visitatori un parcheggio per cani, uno spazio dotato di ciotola per l’acqua dove gli amici a quattro zampe degli utenti possono sostare.
È il primo sabato d’autunno, Marktplatz è affollata più del solito. Oltre al tradizionale mercato di frutta e verdura che si tiene la mattina, oggi gran parte della piazza ospita un evento organizzato dalle principali società di distribuzione dell’energia elettrica, dell’acqua e per la raccolta dei rifiuti cittadine.
Ci sono laboratori creativi sul riuso per bambini e adulti, stand dove è possibile richiedere informazioni sul risparmio energetico, chioschi di cibo vegano e non, prodotti regionali e una curiosa serie di installazioni: blocchi di ghiaccio della forma dei raccoglitori dell’immondizia, tipici di qui, nei quali si intravedono gli oggetti più disparati, dai cd alle posate ai fiori.
Quelli con i giocattoli sono circondati da bambini e genitori che, scalpello alla mano, cercano di liberare orsacchiotti, bambole e macchinine.
Divertente, sicuramente dopo ci darò un’occhiata, ma intanto passo via. La mia meta stamattina è un’altra, è la Biblioteca cittadina che si affaccia proprio sulla Piazza, al civico 1. Non ci sono ancora stata e voglio vedere che libri hanno. Libri in italiano, intendo.
Punto quindi verso lo storico Palais Stutterheim (1728-30), completamente ristrutturato una decina d’anni fa e sede della Stadtbibliothek dal 1971.
Una breve gincana tra la folla di pedoni e bici, e in un attimo ci sono.
Subito a lato della scala d’ingresso del Palazzo, per primo noto il cane, poi il cartello. Mi colpiscono entrambi: il cane per la sua tranquillità, il cartello perché di cartelli così, in Italia, non ne ho mai visti. Fuori da una biblioteca poi…
[Ma forse sono in malafede, penso. Forse da qualche parte ce ne sono – eppure sono sempre stata una grande frequentatrice di biblioteche, ho la tessera di tutte quelle del “regno”… mah!]
Un’inezia, questa del cane? Per me è un biglietto da visita importante. È un ulteriore incentivo a frequentare la Biblioteca, anche se, a dire la verità, fin dalle scale fuori, sembrerebbe non essercene affatto bisogno, di incoraggiamenti: il viavai di persone è continuo. Sono ragazzi e adulti, donne e uomini, anziani e intere famiglie con bambini anche molto piccoli. Insomma tanta gente, di tutte le età.
Faccio le scale e finalmente entro. L’ingresso della Biblioteca mi si presenta così: colorato, accogliente.
La pianta dell’edificio è in bella evidenza, quindi non posso sbagliare. La sezione dei libri che mi interessa è al secondo piano e oggi, che è sabato, ho tempo fino alle 14.00.
Supero la seconda porta a vetri. Di fronte ho lo spazio-Caffè, mentre le scale sono subito a sinistra.
L’edificio è tenuto benissimo. È arioso, pulito.
Per il momento sono ancora nell’atrio, crocevia di tutte le direzioni. Le persone sfrecciano, molti mi passano accanto con cestini di plastica pieni di libri – gli stessi cestini che si usano comunemente al supermercato. Si dirigono tutti a destra dell’ingresso. Incuriosita più che altro dalla quantità di tomi che in tanti si portano dietro, li seguo. Altro locale spazioso, molto luminoso, arredato con gusto in legni chiari e colori conseguenti. Intravedo una coda che viene smaltita rapidamente e subito si riforma. In testa ci sono due addette che registrano i prestiti. I cestini, una volta svuotati, restano qui: sono di proprietà della Biblioteca. Evidentemente questa è la zona riservata al prestito e alla cassa dove, come imparerò poi, è possibile acquistare pubblicazioni, cd e dvd al prezzo simbolico di 3 €.
Di sopra, l’addetta alle informazioni è cordiale. Parliamo in inglese. Mi spiega che di libri in italiano purtroppo non ne hanno granché, non c’è una vera e propria richiesta. Mi indica la strada.
Eccomi.
Ammaniti, Ballestra, Baricco… Fotografo tutti gli scaffali. Ah, ecco la Ferrante. Di lei ci sono i primi tre libri della tetralogia. E poi Camilleri, ovvio, che è uno dei pochi che qui si trova anche in libreria. Sotto ci sono Natalia Ginzburg (È stato così) e Maurizio Maggiani, un Lucarelli… Francesco Guccini e Leopardi sono a poca distanza uno dall’altro (sorrido) e dopo viene la Mazzucco. Ermanno Rea. Arrivo a Senilità e La coscienza di Zeno di Italo Svevo. Sfioro con la punta delle dita Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi e l’altro suo Piccoli equivoci senza importanza. Conto ben quattro volumi di Susanna Tamaro, tra cui quel Va’ dove ti porta il cuore che lessi bambinetta. E sì, poco più in là c’è anche Fabio Volo… Ma mi consolo scorgendo, appena prima, uno studio su Vittorini.
Ci sono anche altri nomi, illustri e meno illustri. Non moltissimi, d’accordo. Ma penso che per la Biblioteca di questa città della Media Franconia, con un numero di abitanti più o meno pari a quello della mia città natale, Vicenza (ca. 111.000), sia il numero sia la scelta degli scrittori italiani non siano poi così male. E comunque Erlangen, essendo sede dell’Università statale “Friedrich-Alexander-Universität Erlangen-Nürnberg”, seconda per importanza in Baviera, può certamente offrire altre opportunità di studio e ricerca anche a chi desidera approfondire la letteratura del mio Paese.
Sono soddisfatta. Scendo dabbasso e, come da sito internet, mi preparo a pagare l’abbonamento che mi consentirà di accedere, oltre che al prestito, a tutti i servizi del progetto “Franken-Onleihe”, partenariato di ventidue biblioteche bavaresi.
A differenza dell’Italia, qui l’abbonamento ha infatti un costo, che per chi ha compiuto 18 anni è di 5 € (tre mesi) o 17,50 € (un anno). Bambini e ragazzi sono esentati. Le categorie disagiate che ricevono sussidi a vario titolo, purché in possesso di regolare documentazione che lo dimostri (“ErlangenPasses”), pagano un forfait di 8 €. È inoltre possibile una “Partnerausweis”: 25,50 € annuali.
Giù scopro che per me, invece, benché abbia un indirizzo qui, l’abbonamento alla Biblioteca è fuori discussione: sono residente in Italia. Nessuna deroga. (Peraltro io non l’ho chiesta.)
Anche se un po’ mi dispiace, dura un momento. Capisco benissimo, infatti, le ragioni del rifiuto, so che sono fondate : se c’è un regolamento, il regolamento vale per tutti e i libri sono un patrimonio della cittadinanza che va tutelato. Rispetto e condivido. Assolutamente.
L’addetta è gentile. Prima di congedarmi, mi ricorda che comunque posso sempre consultare in loco tutti i libri che voglio e anche fruire dei servizi a disposizione. E partecipare a tutti gli eventi, naturalmente. Mostre comprese.
A proposito… Ce n’è giusto una in corso. Di fotografia. Gli scatti riguardano le quaranta biblioteche più belle della Germania, dal vecchio monastero di Waldsassen a quelle, modernissime, di Friburgo e Stoccarda. Ulrike Wiese e Guido Vogt ne evidenziano le caratteristiche architettoniche connesse alla trasformazione del concetto di “biblioteca”, che – mi spiega l’addetta – oggi non è più un luogo chiuso, il “tempio” della cultura, ma un organismo vivo, aperto alla conoscenza e agli incontri di tutta la popolazione.
Può interessarmi?
Eccome! Ringrazio per le informazioni, ma mi accorgo che stanno per chiudere, la mattina è volata. Tornerò la prossima settimana, per la mostra (aperta fino al 16 ottobre) e per tutto il resto. Questa Biblioteca, attiva fin dalla fine dell’Ottocento, ha infatti una storia interessante, che rispecchia quella del Paese e che vale la pena di conoscere. Sui libri più antichi si sono formati, a cavallo degli anni Trenta del secolo scorso, lavoratori e sindacalisti del primo Movimento operaio. Poi l’8 maggio 1933 i nazisti li hanno bruciati, questi stessi libri. La biblioteca circolante, tuttora attiva, potrebbe raccontare da sola tante storie di quartieri poveri, ma anche di riscatto attraverso la lettura, lo studio. E dopo il secondo conflitto mondiale, quando qui, a Erlangen, sono arrivati i rifugiati e gli espulsi, il ruolo di questa istituzione è stato sempre, per tutti loro, di primissimo piano… Fino all’oggi, all’era della digitalizzazione, con tutte le sfide che questo comporta. La più importante delle quali sembra essere, purtroppo, ancora la stessa: impedire che l’ignoranza dilaghi e scateni la barbarie. Dappertutto in Europa. E in Germania come in Italia.