Un giovane uomo mi si avvicina. Scambiamo qualche parola, conosce qualcuno che mi conosce, ha comprato il mio libro, mi chiede se posso firmarglielo. Sono stanca. Il viaggio dall’Appennino per arrivare a Milano, in libreria, con tutta questa neve tarda di fine febbraio, mi ha estenuato. Sono un po’ distratta… e poi firmare il libro mi imbarazza. Ma sorrido. Firmo. Faccio come se non fossi io.
Un paio di mesi e ricevo una e-mail. È il giovane uomo che ho incontrato in libreria. A sorpresa mi sta invitando a presentare il medesimo libro in uno spazio di cui si occupa, dedicato all’arte contemporanea, a Marano Vicentino: lo Spazio Rizzato. Lui si chiama Gabriele Cavedon e in allegato trovo foto e documentazione delle mostre che ha curato.
Apprezzo questo modo professionale. E il contesto in foto mi sembra accattivante.
È accaduto così, come spesso succede: per caso. O forse a farci incontrare, io e Gabriele Cavedon, non è stato il caso, ma l’interesse per l’arte contemporanea, il comune interesse a comunicarla, condividerla. Goderne. Io da giornalista, lui da imprenditore.
Qualche tempo dopo lo cerco io. Dopo esserci stata, allo Spazio Rizzato, dopo avere sperimentato in prima persona la strategia organizzativa e di comunicazione di Gabriele Cavedon, sono curiosa. Voglio capire che cos’è che spinge questo giovane laureato alla Bocconi, appena ventiseienne, a investire tantissimo di sé e dell’impresa di famiglia, l’Ottica Rizzato, in un «progetto di filantropia aziendale» radicato nel territorio, quel Nordest così controverso che dalle cronache di qualche anno fa sembra essere scivolato in un limbo mediatico. Mi interessa capire non solo il perché, ma anche il come di questo suo progetto. Un percorso da imprenditore decisamente fuori dagli schemi correnti.
Case haussmaniane e gli hôtel particulier: il tuo recente viaggio di lavoro a Parigi ha risvegliato ricordi d’infanzia, quando i tuoi genitori ti hanno portato per la prima volta nella capitale francese. Musei, quadri, le cose belle… fin da piccolo hai respirato arte attraverso la tua famiglia. Inconsapevolmente, dici tu. Quand’è che questa passione per l’arte è diventata consapevole?
In Bocconi. Strano, vero? Quando si pensa a questa Università, di solito si pensa alla finanza, all’economia, una certa austerità. Invece lì ho trovato un ambiente dinamico, una comunità creativa molto vitale. Nell’edificio di via Röntgen c’erano opere d’arte un po’ dappertutto, nei corridoi, negli uffici… Ho potuto visitare la BAG (Bocconi Art Gallery, ndr) e partecipare agli incontri annuali che l’Università organizza sull’arte, sulla spiegazione delle opere… La Bocconi ha anche un corso specifico sul management per l’arte…
Tu però hai concluso i tuoi studi con una laurea magistrale in Marketing Management. Come mai questa scelta?
Per entrare nella realtà aziendale della mia famiglia mi sembrava più opportuno acquisire delle competenze complementari a quelle dei miei genitori: a loro la parte medica, a me la cura dei clienti, vendita e comunicazione. Sostenuto anche dai miei familiari, ho voluto indirizzarmi a un percorso formativo che fosse di alto livello.
Quindi la Bocconi. Quindi vivere a Milano. Quindi ancora arte, la possibilità di visitare musei, mostre, spazi dedicati.
Sì, Palazzo Reale, il Museo del Novecento, la Triennale, la Fondazione Prada alla quale sono praticamente abbonato, Corso Como… È stato proprio frequentando Corso Como che mi è venuta l’idea di associare allo spazio commerciale del nostro negozio uno spazio dedicato all’arte contemporanea. Osservavo, ascoltavo, prendevo spunto… con un’idea chiara, però. L’occasione di dare corpo al mio progetto è arrivata nel 2013, quando in famiglia si è deciso di ristrutturare il palazzo storico che ospita la nostra azienda. Sopra il negozio avevamo un appartamento di 60 mq affittato: perché non trasformarlo in uno spazio per l’incontro, il confronto, la sperimentazione sui nuovi media, il design e l’arte contemporanei? Poteva sembrare una scelta irrazionale, invece i miei, quando gliel’ho proposto, mi hanno sostenuto, hanno accettato la sfida. L’unica condizione è stata che me ne facessi carico da solo e lavorassi con una progettualità concreta.
È stata sicuramente una scelta coraggiosa, soprattutto perché fatta qui, in un Comune dell’Alto Vicentino, che non può certo contare sul bacino di utenza di una città. Oltretutto stiamo parlando di linguaggi nuovi…
All’inizio ci siamo chiesti anche noi se non valesse la pena di aprire a Vicenza, poi però abbiamo lasciato perdere. Le nostre origini sono qui. Ed è qui che è giusto rendere alla comunità quello che la comunità ci ha dato e continua a darci. Una delle cose che ho imparato all’Università è che a modo suo l’imprenditore ha anche una certa responsabilità sociale. Noi proponiamo occhiali di qualità molto belli, il nostro è un negozio elegante, di lunga tradizione: potrebbe finire qui. Io invece penso di no. Abbiamo il dovere di fare cultura, di offrire alla comunità occasioni di crescita nell’accezione migliore, più positiva, del do ut des. La mostra che si è chiusa il 6 ottobre scorso, “Passato, Presente, Futuro: 70 anni di Ottica Rizzato a Marano Vicentino” celebrava appunto questo legame forte della mia famiglia col territorio.
Mentre parli mi viene in mente Olivetti…
Olivetti, certo, ma per me anche Pierre Cardin. È questo il genere di personalità a cui mi ispiro, personalità capaci di creare mondi culturali oltre che imprenditoriali.
Quattro anni di attività: quali mostre, quale riscontro?
La mostra che finora ha avuto più eco è stata senza dubbio Lato B – un altro genere di storia, pensata insieme ad Alice Traforti, curatrice dello Spazio Rizzato, in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (foto di Elisabetta Roncoroni, installazioni di Joseph Rossi).
Lato B, un altro genere di storia
LATO B, UN ALTRO GENERE DI STORIA catalizza l’attenzione sull’identità della donna nel quotidiano contemporaneo, presentando presso Spazio Rizzato le opere di Elisabetta Roncoroni e di Joseph Rossi. A cura di Alice Traforti. Aperta al pubblico fino al 30.12.2017Ingresso liberowww.otticarizzato.com/spazio-rizzato
Pubblicato da Spazio Rizzato su Domenica 3 dicembre 2017
La proposta esulava dall’abitudine comune a un certo tipo comunicazione della e sulla donna, era una scommessa difficile, ma alla fine è andata bene, abbiamo avuto un buon feedback. Installazioni e foto che raccontavano il corpo della donna fuori degli stereotipi di genere e di bellezza hanno richiamato visitatori anche dalla città, da Vicenza.
IT IS TOO LATE. IT IS HAPPENING. IT IS PERFORMANCE ART.| ATTENZIONE: prenderai parte all’evento; simultaneamente sarai una parte dell’evento, la serie di happening che abbiamo ospitato allo Spazio Rizzato nel giugno scorso, per tutti e quattro i week-end, è stata invece un’esperienza completamente diversa, di assoluta novità. Non ha avuto la stessa riuscita di Lato B, ma sono convinto che avere comunicato la performance sia stato comunque importante. Ho letto da poco che “cultura” viene dal latino colĕre, che in senso lato significa anche “coltivare assiduamente”. È quello che stiamo cercando di fare.
IT IS TOO LATE. IT IS HAPPENING. IT IS PERFORMANCE ART. (Teaser)
TEASER. Spazio Rizzato propone a Marano Vicentino una rassegna dedicata all'arte performativa composta da quattro appuntamenti che presentano quattro differenti processi creativi di altrettante opere immateriali, ripercorrendo i paradigmi della Performance Art verso l'ultima direzione dell'arte contemporanea: la realtà virtuale. Con il progetto It Is Too Late. It Is Happening. It Is Performance Art, ideato e curato da Gabriele Cavedon con la collaborazione di Alice Traforti, Spazio Rizzato ti invita ad approfondire l'innata curiosità umana nell'indagare le caratteristiche del proprio IO e le "connessioni" con gli altri individui. Seguiranno maggiori informazioni.INGRESSO LIBEROinfo_0445 623323 / spaziorizzato@gmail.comweb_https://bit.ly/2LAU6Ct#spazioRIZZATO
Pubblicato da Spazio Rizzato su Lunedì 28 maggio 2018
Il privato e le istituzioni: un tema attuale. Che relazioni ha lo Spazio Rizzato, per esempio con l’Amministrazione locale?
C’è una forte collaborazione. Il Sindaco Marco Guzzonato, che ha anche la delega alla Cultura, è una persona giovane. È molto aperto, preparato. Abbiamo il patrocinio del Comune praticamente per tutte le nostre iniziative, soprattutto per quelle che hanno un carattere sociale come Lato B.
Cosa significa “patrocinio”, significa che avete un supporto economico?
Abbiamo un supporto… diciamo logistico. Tramite il Comune arriviamo a tutte le biblioteche dell’Alto Vicentino, non paghiamo le tasse per le affissioni…
Il problema di tante piccole-medie gallerie d’arte è la vendita: per andare avanti bisogna a tutti i costi vendere. Un problema che Spazio Rizzato, non essendo una galleria d’arte, non ha.
Vero. Non avendo l’aspetto commerciale, Spazio Rizzato non ha l’ansia di bilanciare come invece tocca fare alle gallerie. Ma se pure non abbiamo i problemi di una galleria, abbiamo un budget annuale da Ottica Rizzato che dobbiamo rispettare.
Come scegli le mostre, gli eventi da proporre?
Dipende. Qualche volta sono io che prendo l’iniziativa e invito degli artisti per vedere se è possibile lavorare insieme. Qualche volta è Alice Traforti, sicuramente più addentro di me nel panorama dell’arte contemporanea. Qualche volta l’input arriva dalla parte attiva della comunità. E poi ci sono i viaggi, dai quali imparo sempre tanto. Per esempio i tre mesi che ho passato in Sudafrica, a Città del Capo, sono stati fondamentali per il mio lavoro allo Spazio Rizzato. Qui in Italia non se ne sa molto, ma dal punto di vista artistico Città del Capo è vivacissima. Di lì ho riportato alcune idee che ho poi rielaborato: le modalità dell’Aperitivo con gli Autori, il carattere informale che lo caratterizza, o anche certi dettagli decorativi dello Spazio che hai avuto modo di notare anche tu. Adesso, quando vado in un museo o a una mostra sto attento a tutto, anche a come vengono appesi i quadri. Il problema è che avendo anche la responsabilità del negozio, per questioni di orario non riesco più a tenere dietro ai vernissage.
Collaborazioni con altri spazi culturali e gallerie?
La prima trasferta di Spazio Rizzato è giusto tra due giorni. Nell’ambito del Festival Be_Art, il 20 ottobre alle ore 11.00, con Alice Traforti saremo infatti alla Galleria Berga di Vicenza con una performance intitolata “Be_Dialogue: come ti chiami?”, tutta incentrata sul dialogo tra spettatore e opera d’arte.
Un’esperienza o l’inizio di un nuovo percorso?
Le contaminazioni e le sinergie ci interessano molto, sono importanti. L’idea è però quella di restare qui, sul nostro territorio. Come ti dicevo, Spazio Rizzato è nato per questo: per sensibilizzare e avvicinare all’arte contemporanea innanzitutto la nostra comunità.
Appuntamento allo Spazio Rizzato!
Martedì 23 ottobre 2018, ore 20.30.
Presentazione del libro di Maria Giulia Ghitti COLORI, PROFUMI e NUMERI nei luoghi dell’immaginario.
Educare i bambini a «vedere con gli occhi della mente» e ad apprendere grazie al contatto diretto con la natura: l’Autrice, psicologa dell’età evolutiva, illustrerà come a genitori e insegnanti.
Venerdì 16 novembre 2018, ore 20.30.
SUITCASE PROJECT: l’Arte viaggia in valigia.
La mostra itinerante sul viaggio e i paesaggi che sta girando l’Italia all’interno di una valigia farà tappa allo Spazio Rizzato. Sette le opere di altrettanti artisti contemporanei che saranno esposte “in diretta” durante l’inaugurazione: una performance che riprendendo il tema del viaggio, si propone di trasformarlo in un itinerario di autocoscienza.
Martedì 4 dicembre 2018, ore 20.30.
Presentazione del libro di Alice Zannoni L’arte contemporanea spiegata a mia nonna.
Con lo stesso approccio adottato nel libro, nel corso della serata l’Autrice approfondirà la mostra in corso SUITCASE PROJECT: l’Arte viaggia in valigia.
Ottobre 18, 2018
Be’ una storia davvero affascinante, sia come è iniziata e anche come prosieguo
Ottobre 25, 2018
Grazie Ferruccio Gianola!