“Vecchi” al tempo del Covid (fuor di metafora)

«… Lo sai che mi metteranno in camera una nuova? È appena arrivata, ci siamo conosciute ieri.»

«Ah, non ne sapevo niente, non mi hanno ancora avvertita. Ma a te fa piacere?»

«Sì, sono contenta.»

«Come ti sembra, questa nuova, che tipo è?»

«Mi ha detto che non ha mai litigato con nessuno. Le ho risposto che neanch’io, figurati. Però abbiamo fatto solo due parole.»

«L’importante è che tu sia contenta. Ti ricordi come si chiama?»

«Non mi ricordo se ci siamo presentate. Forse sì, ma adesso non mi viene in mente.»

«Non importa, ti verrà. Quando comincerete a stare in stanza assieme?»

«Non lo so, devono organizzare lo spazio. Metteranno un altro letto sotto la finestra, vicino al radiatore. Ho pensato che la nuova può prendere il mio posto… è un po’ più comodo. Sotto la finestra posso starci io. Sai, lei è un po’ più vecchia di me…»

«Ma non avrai troppo caldo vicino al radiatore?»

«Lo chiudo.»

«Meglio di no, non metterci le mani tu, che non si sa mai. Chiedi agli operatori, in camera dovrebbe comunque esserci un termostato…»

«Hai ragione, chiederò a loro. Li pagano ben per questo!»

«Senti, come sei messa con le riviste?»

«Le ultime non le ho ancora aperte.»

«Allora se non ti serve niente, ti saluto, ti chiamo domani. Mi raccomando il bastone, eh? Vai piano, che se cadi di nuovo…»

«Per carità, sto attentissima. Ciao Mori, e non occorre che mi telefoni ogni giorno, spendi troppi soldi.»

«Dai mamma, ancora con questa storia? Me lo dici tutte le volte, non te lo spiego più: ho le chiamate illimitate. Stai serena, perché pensi sempre ai soldi?»

«Va bene, però lo sai che io di soldi non ne ho, non posso darti niente… ti dirò una preghierina.»

«Non fa mai male, grazie. Passa una buona giornata, ci sentiamo domani.»

«Adesso abbiamo ginnastica. Ciao, salutami anche il tuo compagno.»

Mia madre, ottantadue anni il maggio scorso… Non faccio in tempo a risponderle che ha già chiuso la chiamata. Oggi va di fretta. Be’, se non altro vuol dire che è in buona.

In cucina metto su la moka, a metà mattina ho sempre bisogno di un altro caffè. Però è un po’ strano, penso. Quando ci sono delle novità, di solito Francesca, l’assistente sociale, o qualche altro membro dello staff, mi contatta. Questa volta dalla Struttura non si è fatto vivo nessuno.

Mi porto il caffè in soggiorno, mi posiziono sul divano e faccio il numero della casa di riposo dove sta mia madre. Chiedo di Anna, l’educatrice, la persona alla quale ricorro più spesso in caso di bisogno. Controllare che il cellulare di mia madre non sia scarico, per esempio, è uno dei favori che le domando quasi tutte le settimane. E come me, ho saputo, anche altri parenti. Sembra una sciocchezza, ma in realtà, per via del Covid, il cellulare è diventato vitale sia per noi fuori che per loro dentro.

Anna è disponibile come sempre. Non le faccio perdere tempo, arrivo subito al nocciolo. Le domando della novità che mi ha riferito mia madre.

«No, Morena, non mi risulta niente del genere» mi risponde Anna. «Per sicurezza chiedo però anche a Francesca e Sabrina. Intanto come l’hai sentita, tua mamma?»

«Mi sembrava di buonumore.»

«L’importante è questo. Ma aspetta, sta entrando proprio adesso Sabrina… se rimani in linea un momento mi informo.»

Sulla musichetta di sottofondo rifletto che Sabrina, la psicologa che lavora a tempo pieno in Struttura, non avrebbe mai preso una decisione su mia madre senza prima sentire il parere di Francesca e Anna. Senza prima consultare il medico… e anche me. Per come li ho visti lavorare in questi due anni, so che si muovono sempre in totale sinergia. All’improvviso mi viene un dubbio. Ma no, non voglio nemmeno pensarci…

«Ci sei, Morena?» la voce di Anna.

«Eccomi.»

«È come ti avevo detto, te lo confermo: per tua mamma non si è mai parlato di una compagna di stanza e in ogni caso, se mai dovesse capitare, saresti la prima a essere interpellata.»

«Vuoi dire che mia madre si è inventata tutto? Tutti questi particolari… il letto sotto la finestra, il radiatore, perfino le baruffe… si sarebbe inventata tutto?»

Mi sorprendo io per prima del tono querulo con cui sto reagendo.

«Non lo so, Morena, mi dispiace. Con me tua mamma di questo non ha mai parlato. In laboratorio si comporta al solito, è tranquilla, si impegna molto» prova a consolarmi Anna. «Ad ogni modo hai fatto bene a segnalarmi la cosa. Dovrò parlarne anche col dottor Balati e Sabrina mi ha già anticipato che la settimana prossima la sottoporrà a una serie di nuovi test per vedere di inquadrare la situazione. Non preoccuparti, il fatto che tu la senta contenta e anch’io la veda bene è già positivo. Appena sappiamo qualcosa ti chiamiamo.»

Su questo non ho dubbi, come so che faranno tutto il possibile per capire cosa sta succedendo. Sono stata fortunata a trovare una Struttura come questa. Il personale è competente, attento, e in più ci mette il cuore. Devo dire che se non si trattasse di mia madre, la novità di oggi potrebbe anche sembrare divertente: un’amica immaginaria! Ma si tratta di mia madre. Parole come allucinazioni, demenza… Cosa devo aspettarmi? La testa macina ricordi della nostra vita insieme, lei così forte, spiritosa, bella. Non è possibile, non può finire così.

Mi propongo di dare tempo al tempo, ma la mattina dopo non resisto. La chiamo mentre faccio la spesa.

«Ciao mamma, come stai, hai dormito bene?»

«Benissimo, ho sognato il Signor Antonio.»

Il Signor Antonio era il suo capufficio. È morto da trent’anni in un incidente stradale, ma da qualche tempo mia madre ha ricominciato a parlarne come se fosse ancora vivo. Evito di soffermarmi.

«E la nuova?» chiedo. «Hanno organizzato la stanza?»

«Hanno finito ieri sera. Le ho ceduto il mio letto, io ho dormito nell’altro, quello vicino al radiatore.»

Mi fermo di botto al reparto surgelati. Ho un brivido, ma non è per il freddo, sono imbacuccata come un’eschimese. È che la narrazione di mia madre è del tutto coerente, rispetto a ieri non ci sono incongruenze. Tasto ancora il terreno.

«E adesso questa signora dov’è?»

«Giù in salone» risponde lei soave.

Mi sento mancare, mia madre sembra davvero convinta. Decido di non contraddirla, non mi pare il caso di turbarla. D’altra parte negli ultimi mesi, sia io sia gli operatori della casa di riposo abbiamo avuto diversi segnali. È capitato sempre più spesso che mia madre confondesse presente e passato, e quella che Sabrina ha definito “memoria recente” era andata a rotoli già da un pezzo. Impossibile infatti sapere da mia madre, direttamente, che attività avesse svolto nel corso della giornata, cosa avesse mangiato, con chi avesse giocato a carte, se le avevano fatto il tampone…

A prescindere da quello che mi dirà la psicologa, l’esito dei suoi test, devo probabilmente prepararmi ad accettare una volta per tutte il fatto che mia madre non sarà mai più la stessa donna che mi ha cresciuto da sola, coraggiosamente, mettendosi contro tutta la famiglia. La cosa che mi fa più male è che un poco alla volta sto perdendo un pezzo della mia storia. Senza poter condividere i nostri ricordi comuni, mi sento persa. E adesso, dopo una prima diagnosi di decadimento cognitivo, quest’altra svolta. Che non mi aspettavo, non mi aspettavo così presto.

«Pensi di venire per il mio compleanno?»

Povera mamma, me lo ha già chiesto tante di quelle volte…

«Lo sai che non posso entrare in Struttura, mamma. Però Anna ci farà fare la nostra solita videochiamata, così potremo vederci lo stesso. Quindi fatti bella.»

Il trucco riesce fino a un certo punto.

«Noi non ci fanno uscire… solo un po’ in giardino…»

«Porta pazienza, mamma, lo fanno per voi, vi tengono da conto. L’anno prossimo faremo una grande festa, te lo prometto.»

Sul momento le mie parole la rasserenano. Tra poco le avrà dimenticate, ma che importa? Quando ero piccola, era lei a rassicurarmi, ora tocca a me darle conforto.

Più tardi, dopo aver caricato la spesa in macchina, immagino mia madre seduta accanto a me e d’improvviso capisco. Comunque vada, ormai c’è solo una cosa che posso fare per lei, ed è accompagnarla con dolcezza… Sì, accompagnarla con dolcezza ovunque sia diretta.

Cover: Marco Taddei e Simone Angelini, 4 vecchi di merda, Coconino Press, Collana: Coconino Warp, 2018.

2 commenti

  1. Giuseppe
    Aprile 8, 2021

    Sig.ra Emanuela,

    ha capito bene.

    Da figlio e nipote ho accompagnato i genitori e alcuni zii alla trasformazione.

    Le segnalo il film/documentario “Attraversando il bardo (Sguardi sull’aldilà)” di Franco Battiato.

  2. Emanuela Scuccato
    Aprile 9, 2021

    Grazie!

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