P come Pandemia? P come Piante! Forever

«Sai, a forza di stare chiusi in casa, si finisce col parlare con le piante. Però è solo quando le senti rispondere, che capisci di avere qualche problemino.»

Stamattina al telefono ho riso comunque, come se questa storiella raccontata da un amico tedesco non fosse vecchia come il cucco, e pure internazionale. Ma se prima, dalle mie parti in Italia, era raccontata soltanto per ironizzare su qualcuno forse un po’ troppo originale, per non dire picchiatello, adesso, in piena pandemia, la summenzionata facezia lascia la bocca amara.

Imogen Cunningham, Succulent, 1920.

Sia quel che sia, l’argomento mi pare comunque serio. Perché, parliamoci chiaro, delle piante non interessa un accidente a quasi nessuno e moltissimi, delle piante, ignorano praticamente tutto.

Non che io sia un’esperta, intendiamoci. Sono solo una di quelle persone di cui si dice che «ha il pollice verde». Il che, naturalmente, non fa di me niente di speciale, perché di gente col pollice verde ce n’è a iosa, intendiamoci. Tuttavia, prescindendo dalle mie attitudini, assolutamente trascurabili, quel poco di stupefacente che ho capito del mondo vegetale – diversi anni dopo avere chiuso con biologia al liceo – l’ho capito leggendo i libri di un ricercatore italiano che, a dispetto una volta tanto di tutti i suoi titoli accademici, trovo un tipo davvero affascinante (suvvia, non mi arrossisca, Professore!).

Il professor Stefano Mancuso ha infatti un dono raro (a mio modesto avviso), e precisamente quello di saper illustrare tutte le sfumature e i segreti del verde con una chiarezza e un talento affabulatorio che, con tutto il rispetto e la simpatia che merita, il pur eminente professor Franco Locatelli se li sogna.

Tuttavia, pur essendo il Professore di cui sopra, Quello delle Piante voglio dire, il fondatore della neurobiologia vegetale, con un curriculum scientifico che non finisce più e che gli è valso una serie di incarichi prestigiosi, lui, il Nostro, a differenza di una nutrita schiera di pseudoscienziati tuttologi e onnipresenti, resta tuttora confinato in un limbo mediatico. Ma tant’è, come ho già detto: visto che di piante e affini frega assai poco a quasi tutti (governi portabandiera), la questione si spiega in un amen e la mia neanche troppo surrettizia polemica lascia il tempo che trova.

Koichiro Kurita, Shadow Catskill, New York 2001.

[E in ogni caso, se i Friday for Future planetari non sono riusciti a smuovere concretamente e alla sveltissima i Grandi [… SPAZIO LIBERO, COMPLETARE PURE A PIACIMENTO …] della Terra, non sarò certo io, in questo limitatissimo frangente, a dilungarmi sulle questioni inerenti al clima e all’importanza dei vegetali non solo nella dieta.]

Alan Henriksen, Pond Plants, Somesville, Maine. 2017.

Tornando a bomba, cioè agli aspetti clamorosi quanto misconosciuti ai più, della vita delle piante, narrati magistralmente dal professor Mancuso… Ecco, pur non avendo alcuna intenzione di entrare nei dettagli per la solita, inascoltata, ragione che i libri sono a) da comprarsi, b) leggersi e c) gustarsi con le proprie papille, cionondimeno un qualche assaggino mi azzarderei, malgrado tutto, a metterlo sul piatto. Solo a titolo esemplificativo, per carità. Senz’altri scopi. Quantunque mi renda conto della difficoltà, visti i tempi, di prestare fede ad atti disinteressati.

Dunque, per la serie “Kitchen Impossible”…

  • Chi, come me, credeva che i bei palchi fronzuti degli alberi fossero l’espressione più sublime di foreste, viali, giardini e quant’altro, be’, non aveva capito proprio un cavolo di niente. E non aggiungo sillaba, per non rovinare la sorpresa. Vera. Che altro che i krimiplot sempre più surreali che passano in TV qui, in Germania!
  • Stesso dicasi per chi è convinto che Internet, in quanto a comunicazioni a distanza, sia la scoperta del secolo (scorso). Una volta appurato quello che le piante sono riuscite a mettere a punto in tema di reti di comunicazione, lo scorno militare potrebbe essere cocente sul serio.
  • Vogliamo poi accennare al fatto che loro, questi atomi verdi auto-organizzati, c’erano molto prima di noi e sono sopravvissuti a tutto, compresa l’estinzione dei dinosauri, figuriamoci ora il Covid-19?
John Blakemore’s exhibition Beyond Landscape at the Gallery of Photography, 1993.

Consiglio.

Di Stefano Mancuso ho letto per primo Verde brillante. Sensibilità e intelligenza del mondo vegetale, scritto in collaborazione con Alessandra Viola (Giunti Editore 2015), ma è stato un caso che sia partita di qui. È stato per via di un passaparola. Poi…

… Ma abbiamo l’invenzione del secolo (scorso) – Internet appunto: perché non approfittarne per andare un po’ alla scoperta dei libri del Professore, in poltrona, comodi comodi, esent-auto-certificazione?

 Ansel Adams, Saguaro Cactus, Sunrise, Arizona, 1946 (MoMA).

… Che poi, caro il mio amico tedesco, che le piante rispondano, barzellette a parte, non ci piove. Certo a modo loro, col loro linguaggio. Che, come tutte le lingue, bisogna studiare giorno per giorno.

Io, per esempio, giusto l’anno scorso, oltre ai primi rudimenti di tedesco, mi sono impuntata a imparare la lingua di un nuovo cactus.

Avviso ai lettori

Da qui in poi, la lettura è vivamente sconsigliata a traders, politici (per di più se corrotti), nonché a esperti in qualsivoglia disciplina (virologi in primis).

Beniamino, chiamiamolo così per non tradirne la vera identità, l’ho incrociato su un marciapiede, vicino a un mucchio ben impilato di libri e amenità di vario genere, tutta roba che da vera müll-victim (müll in tedesco sta più o meno per pattume), piantata la bici sul cavalletto, sono andata subito a ispezionare – qui, nella cittadina bavarese dove sto, hanno infatti la fantastica abitudine di mettere fuori dalla porta di casa mobili, libri, oggetti… di cui vogliono disfarsi e quindi… REGALANO.

[… Oggi, per dire, su un marciapiede in centro c’era un bellissimo seggiolone in legno in ottime condizioni (design contemporaneo, mica anteguerra) che mi sarei volentieri portata a casa…

Ma ero in bicicletta…

«E poi per farne che?», mi fustigava da dietro, dall’altra bici, una vocetta fastidiosa…

E comunque sto uscendo dal seminato… Riprendiamoci!]

… Il cactus se ne stava lì, dicevo, alquanto sbilenco, in un vasetto di plastica bianco.

[Ma come si fa, dico io, a buttare in mezzo alla strada un cactus!?]

C’è chi adotta cani, gatti eccetera. Io adotto “anche” piante. Perciò detto e fatto, in un attimo me la sono filata con Beniamino nel cesto della bici, mentre l’altra, di bici, quella con la vocetta fastidiosa in sella, faceva finta, puah!, di non conoscermi.

Dunque a casa ho cambiato la terra e il vaso al nuovo venuto e gli ho trovato un posto sopra un davanzale ben esposto, al calduccio e in buona compagnia. E oltre ad “abbeverarlo” (anche le piante volgarmente dette “grasse” hanno bisogno di quel goccio ogni tanto), gli ho ovviamente parlato.

Attenzione: parte hot

Perché sì, lo ammetto, alle piante, comprese le insalate e le zucche, io parlo, e se un tempo, quando stavo in giardino o nell’orto, stavo ben attenta a non farmi sentire per non passare da matta, adesso, visto che i matti, quelli veri, parlano a tutto spiano, a tutte le ore del giorno, su tutti i media possibili, me ne infischio altamente.

Blablablabla… [Loro]

… Comunque ortaggi e piante sembrano gradire le mie chiacchiere, al punto che certe annuali mi si incaponiscono a diventare biennali. E qualcuna mostra addirittura resilienze da Guinnes dei primati.

 … Ma stop, stop, stop! Èureka! Perché ora mi spiego tutto. Adesso capisco perché ci ostiniamo a distruggere boschi e foreste.

Beniamino, infatti, mi sopravviverà.

Immagino.

E comunque a lui il Covid-19 gli fa un baffo.

Ma vuoi vedere che soia, asfalto e cemento non sono altro che la nostra vendetta nei confronti di chi, come specie, si è dimostrato in saecula saeculorum assai più talentuoso di noi?

Amazzonia, agosto 2019.

… Sennonché, quando avremo finito con le nostre taniche di benzina e i nostri Husqvarna, e non avremo neanche più un albero al quale impiccarci appena realizzeremo il livello della nostra idiozia, ci resteranno due sole alternative: o morire asfissiati o morire ingoiando tutti i soldi del Deposito, senza però il lieto fine del fumetto Disney (V. Melancholia by Lars von Trier).

«E che ti ridi a fare? Lo sai già cosa succederà dopo il Covid-19… Le stesse cose di prima, no? Asfalto. Cemento. Soia. Com’è che lo chiamate nella tua lingua? Sblocca Cantieri? Non so tu, ma io, noi… Noi sopravviveremo anche a questo ennesimo delirio, puoi contarci.»

Takeshi Shikama, Silent Respiration of Forests – Hokkaido, Ukishima no. 1, 2011.

Oddio, devo avere le traveggole… Beniamino ha parlato. E nella mia lingua!!!

Professore… Professor Mancuso, venga… Venga a sentire…

 

P.S. In copertina: Nadav Kander (Israeli, 1961), Portrait of Rosamund Pike, 2014 Ad for the Movie “Gone Girl” © Nadav Kander.

 

4 commenti

  1. Domiziano
    Giugno 16, 2020

    Lo scienziato indiano J.C. Bose /1858-1937) mise in evidenza che le piante posseggono un sistema nervoso sensitivo e una vita emotiva complessa.

    In un capitolo del famoso libro “Autobiografia di uno Yoghi” (Paramahansa Yogananda – Astrolabio Editore) il suo mistico autore dimostra come nulla, in natura, sia privo di una sua coscienza e di una sua sensibilità.
    Il grande scienziato indiano possedeva anche una sbalorditiva capacità inventiva e tecnica, che gli permetteva di costruire strumenti di grandissima utilità ed interesse scientifico. Il crescografo Bose consentì (quando ancora non era stato inventato il microscopio elettronico) un ingrandimento di dieci milioni di volte.

  2. Emanuela Scuccato
    Giugno 16, 2020

    Grazie!

  3. giuseppe gessa
    Luglio 17, 2020

    Buongiorno Emanuela. Una estensione tramite un grande racconto letterario delle riflessioni di Stefano Mancuso si può trovare ne “il sussurro del mondo” di Richard Powers. Ci si trova a confronto con un’intelligenza senza cervello, per noi sapiens quasi impossibile da concepire. Un confronto tra due specie difficile ma con delle nicchie tra le quali guardare. Poi si tratta di una bellissima storia. p.s. Grazie peril bel ricordo di Franco. Giuseppe

  4. Emanuela Scuccato
    Luglio 26, 2020

    Grazie a te Giuseppe. Per tutto.

I commenti sono chiusi.

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