La Tate di Londra apre ad Anni Albers

«Galleries and museums didn’t show textiles, that was always considered craft and not art. […] When it’s on paper it’s art.»

Anni Albers, 1984

Si inaugura oggi, alla Tate Modern di Londra, la prima retrospettiva nel Regno Unito dedicata all’artista tedesca Anni Albers (1899-1994), una personalità ancora poco nota al grande pubblico nonostante le radicali e innovative applicazioni che hanno caratterizzato la sua ricerca nell’ambito tessile e del design per oltre mezzo secolo.

Anni Albers in her weaving studio at Black Mountain College, 1937.

Trecentocinquanta gli oggetti in mostra: dai campioni di “tessitura pittorica” ai tessili di grandi dimensioni progettati per una produzione su larga scala, fino alle stampe e ai disegni successivi, ai quali la Albers si dedicò particolarmente a partire dal 1963.

“Anni Albers, the Prints”, Fondazione Sozzani, Galleria Carla Sozzani (Milano), 2017.

Ma se il lavoro di questa artista – che porta il cognome del marito Josef Albers, conosciuto alla Bauhaus, lui insegnante lei studentessa, negli anni Venti – fu inizialmente influenzato dagli artisti contemporanei di cui fu allieva (Georg Muche e Paul Klee per la pittura, il teorico del colore Johannes Itten e Gunta Stölzl per la tessitura) e con i quali condivise la parabola dell’esperienza della scuola fondata da Walter Gropius (tra gli altri, Kandinsky), l’autonomia del suo percorso anche rispetto a quello del marito è testimoniata, oltre che dalle numerose opere, dagli scritti.

Cruciale il suo On Wearing, pubblicato per la prima volta nel 1965 e oggi riproposto in una edizione critica ampliata, con nuove foto a colori che aggiornano quelle originali in bianco e nero.

Artigianato e produzione a macchina: in On Wearing la Albers entra nel vivo della questione mettendo in luce come la consapevolezza dei materiali trattati manualmente, tattilmente, giochi un ruolo fondamentale nella progettazione creativa.

L’artista prende posizione corredando il suo saggio di immagini e fotografie rare, dai diagrammi disegnati a mano da lei stessa a primi piani di tessuti precolombiani di cui, insieme al marito, era diventata collezionista – la coppia, dopo il trasferimento nel 1933 al “Black Mountain College”, collegio sperimentale nella Carolina del Nord, viaggiò infatti moltissimo, soprattutto in Messico, Cile, Cuba e Perù.I quindici saggi sul design raccolti in Selected Writings on Design, frutto degli anni di insegnamento al Black Mountain College tra il 1933 e il 1949, sono d’attualità ancora oggi.

Il concetto di design, le riflessioni sul design moderno e il ruolo in continua evoluzione del designer appassionano la Albers che, totalmente assorbita dalle questioni teoriche e pratiche del suo lavoro, si addentra in una affascinante esplorazione delle possibilità di giungere a una “totalità”: «the coalition of form answering practical needs and form answering aesthetic needs».

Anni Albers, “Connections”.
Image © 2016 The Josef and Anni Albers Foundation / Artists Rights Society (ARS), New York.

Precedentemente scoraggiata da Oskar Kokoschka a continuare gli studi di pittura, impossibilitata a frequentare i corsi di vetreria della Bauhaus, all’epoca preclusi alle donne come anche quelli di architettura, Anni Albers accettò senza entusiasmo di entrare nel laboratorio di tessitura della scuola per seguire i corsi di Gunta Stölzl. Ed è proprio qui, sotto la guida di questa straordinaria insegnante, che Anni Albers trova la sua strada. Quello che arriverà dopo sarà una scoperta continua, consacrata a comprendere l’arte che, scriveva nel 1984, «is to confide in a constant».

“Life at the Bauhaus”, 1928. Photographer unknown.
© 2018 The Josef and Anni Albers Foundation/Artists Rights Society (ARS), New York/DACS, London.

La mostra londinese, organizzata dalla Tate in collaborazione con la Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen di Düsseldorf, resterà aperta al pubblico fino al 27 gennaio prossimo.

Josef and Anni Albers on the grounds of the masters’ houses at the Bauhaus in Dessau, ca. 1925.

P.S. L’organizzazione senza scopo di lucro creata da Josef Albers nel 1971 è oggi una Fondazione, “The Josef & Anni Albers Foundation”. Qui, a Bethany nel Connecticut, si conservano arte e archivi degli Alberses, e si sponsorizzano attività ispirate agli interessi e alla ricerca dei due coniugi. Secondo i principi filosofici ed estetici che per tutta la vita guidarono l’attività della coppia, convinta che l’arte fosse fondamentale nell’esistenza umana e che arte e morale andassero di pari passo, nella proprietà rurale della Fondazione trovano spazio una serie di servizi, tra cui una sede per programmi educativi e residenze a disposizione di studiosi e artisti.

 

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