L’ “aeroporco” e Céline

Louis-Ferdinand Céline, 1932.

“Aeroporco” non è una definizione mia, la trovo nell’editoriale di Marco Travaglio sul “Fatto Quotidiano” di domenica 7 luglio. Da quel che leggo sarebbe di Dagospia, in riferimento all’aeroporto di Milano-Malpensa che il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, annuncia sarà intitolato a Silvio Berlusconi.

A proposito della formidabile notizia il giornalista scrive: «… sarà intitolato a Sivio Berlusconi. Cioè al primo e finora unico premier del mondo libero espulso dal Parlamento per una condanna definitiva per frode fiscale, oltre a nove prescrizioni e a una sentenza che immortala i suoi finanziamenti a Cosa Nostra fino al 1992, l’anno delle stragi».

Quando necessita, il direttore del “Fatto Quotidiano” non perde occasione di ricordare la figura di Berlusconi per quello che le sue vicende processuali hanno consegnato alla storia. Qualora davvero il Milano-Malpensa fosse intitolato al fu Cavaliere, il suo editoriale fotografa una rotta inconfutabile. Travaglio rileva, infatti, quanto segue: «La nuova toponomastica aeroportuale consentirà agli stranieri di fare scalo al “Berlusconi” e proseguire, volendo, verso Palermo atterrando al “Falcone e Borsellino”: prima il finanziatore degli stragisti, poi le loro vittime».

Il mondo alla rovescia?

L’osservazione di Travaglio ha un che di céliniano: un umore nero che guarda ai fatti con cinismo. Condivido il suo sguardo, consapevole che quello che dovrebbe far rizzare i capelli in testa agli italiani, per la maggior parte non ha, in realtà, alcun significato.

Scrive Louis-Ferdinand Céline in “Viaggio al termine della notte”: «Certo, noi abbiamo l’abitudine d’ammirare ogni giorno grandi banditi, di cui il mondo intero venera con noi l’opulenza e la cui esistenza si dimostra, però, esaminandola da vicino, come un lungo delitto ogni giorno rinnovato; ma costoro fruiscono di gloria, di onori e di potenza, i loro delitti sono consacrati dalle leggi […]».

“Viaggio al termine della notte” è stato pubblicato per la prima volta in Francia nel 1932, ma come tutti i capolavori, è straordinariamente attuale, riga dopo riga.

Per restare nell’ambito furti, ecco un altro illuminante passaggio di Céline.

«Finora però, rimaneva ai ladruncoli un vantaggio sotto la Repubblica: quello d’esser privati dell’onore di portare le armi patriote. Ma da domani questo stato di cose cambierà, tornerò a prendere domani, io ladro, il mio posto nell’esercito.»

… Che cosa c’entra l’esercito con l’aeroporto di cui sopra?

Apparentemente niente, ma ormai da tempo i media fanno da megafono a politici che si riempiono la bocca di parole come guerra, patria, patrioti. È per esempio sotto gli occhi di tutti come, in questi giorni, i “Patrioti per l’Europa” di Orbán stiano cercando di fare proseliti. E proprio da oggi, 8 luglio, tra gli aderenti al nuovo gruppo costituitosi a Bruxelles troviamo, guarda caso, anche quella Lega del succitato ministro, nonché vicepremier dell’attuale governo, appunto Salvini.

Patria e patrioti: tira una brutta aria, si rispolverano concetti pericolosi per scopi che sono sempre gli stessi da che mondo è mondo.

«Ma è impossibile rifiutare la guerra, Ferdinando! Soltanto i pazzi e i vili rifiutano la guerra quando la Patria è in pericolo…» afferma Lola discutendo con Ferdinando, il protagonista del romanzo d’esordio di Céline.

La figura di Lola, infermiera del Corpo di Spedizione americano, addetta alla direzione del servizio speciale di distribuzione di frittelle di mele agli ospedali di Parigi – !!! – rappresenta benissimo il risultato dell’indottrinamento circa la necessità della guerra, la necessità di lasciarci le penne in modi assortiti, la necessità di radere al suolo tutto… per poi ricostruire, naturalmente.

E chi ricostruirà dopo un eventuale conflitto, che questa volta si prospetta nucleare?

Per quanto cinica, l’dea che una guerra totale spazzi via anche un “aeroporco” ancora non mi consola. Non sono ancora arrivata a questo punto. Meglio sarebbe riavvolgere il nastro. Se proprio si volesse intitolare il Milano-Malpensa a qualcuno, lo si facesse senza offendere la dignità di chi le tasse le ha sempre pagate, facendo sacrifici e rigando dritto. E se proprio si volesse continuare a sproloquiare di guerre, patrie e patrioti, lo si facesse immaginando di accomodare prima se stessi e i propri figli sull’altare del sacrificio.

… Ma fosse soltanto questo, il nastro da riavvolgere.

Siamo in piena estate. Approfittando di un po’ più di tempo libero, perché non leggere qualche altro genere di libro, qualche manuale di storia, anziché i soliti noir et similia che tanto appassionano di questi tempi anche sotto forma di podcast?

Se i “circenses”, infatti, non ci mancano, è di “panem” e “bellum” – mi perdoni Giovenale – che dovremmo finalmente cominciare seriamente a preoccuparci.

Tutte le citazioni sono tratte da Louis-Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte, dall’Oglio editore – 33 i david dall’Oglio, 1933, traduzione a cura di Alex Alexis.

Scorri in alto